Autore: D.ssa Giovanna Del Bene
Il conflitto fa parte della quotidianità in tutti gli ambiti della vita ed anche il settore dello sport non è esente. Se dunque il conflitto è inevitabile, è certamente possibile scegliere il modo in cui affrontarlo e gestirlo.
Durante le Olimpiadi Parigi 2024 abbiamo assistito a diversi casi controversi e momenti di tensione tra giudici e atleti, tra il Comitato Olimpico e Federazioni e tra atleti stessi. Ricordiamo, a titolo esemplificativo, la tensione altissima fra le atlete di Canada e Brasile nella finale di beach volley oppure i casi di contestazioni delle federazioni e atleti contro le decisioni arbitrali (per esempio la Federazione Italiana di Scherma ha inoltrato una protesta ufficiale per l’oro negato a Filippo Macchi; il Presidente della Fijlkam (Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali) contro le decisioni arbitrali dopo il doppio ko di Odette Giuffrida e l’eliminazione di Manuel Lombardo; la protesta del Settebello contro le decisioni arbitrali durante la partita con l’Ungheria o degli atleti e comitati nazionali contro l’organizzazione olimpica (vedi gli atleti belgi del Triathlon dopo che Claire Michel si è ammalata di una forma acuta di gastroenterite, con il successivo ritiro della squadra)
In ambito sportivo, i conflitti più frequenti possono riguardare i rapporti tra atleti di una squadra o di un team, tra allenatori e giocatori, tra dirigenti e società sportive, tra allenatori e genitori ma possono anche riguardare aspetti contrattuali relativi, per esempio, a trasferimenti e cessioni di atleti tra società sportive, contratti di sponsorizzazione, gestione di diritti di proprietà intellettuale, diritti di immagine, diritti televisivi, organizzazione di eventi e gare e così via.
Nel settore sportivo, si assiste ad una sovrapposizione della giustizia sportiva con quella ordinaria, che crea diverse criticità e difficoltà di competenza. In questo contesto, la mediazione rappresenta uno strumento di soluzione alternativa alla controversia rapido, semplice ed efficace.
Le controversie sportive non rientrano specificatamente nell’elenco delle materie obbligatorie oggetto di mediazione come definite dalla Riforma Cartabia. Tuttavia, la stessa riforma prevede che “Chiunque può accedere alla mediazione per la conciliazione di una controversia civile e commerciale vertente su diritti disponibili, secondo le disposizioni del presente decreto”. Pertanto, i soggetti coinvolti in una controversia in ambito sportivo potrebbero accedere alla c.d. “mediazione volontaria”.
Per quanto riguarda la scelta dell’organismo, la legge prevede la competenza territoriale del luogo del giudice territorialmente competente, derogabile su accordo delle parti. E’ prevista, inoltre, la possibilità di svolgere la mediazione con modalità telematica. Tra i vantaggi offerti dalla mediazione, ricordiamo la rapidità (la durata del procedimento è di 6+3+3 mesi); economicità (sono previste spese di avvio e indennità individuate per scaglioni, con possibilità di usufruire del credito d’imposta); la riservatezza e assoluta confidenzialità dell’intero procedimento; flessibilità e informalità dello svolgimento della procedura (sono previste sessioni congiunte con le parti e il mediatore ma vi è anche la possibilità di parlare in sessione separata e riservata della parte con il solo mediatore); la partecipazione del proprio avvocato non è obbligatoria ma fortemente consigliata.
Nelle controversie sportive, la mediazione rappresenta una importante opportunità per preservare i rapporti intersoggettivi tra le parti. Il mediatore risulta essere una figura professionale imparziale, il cui compito non è quello di giudicare e stabilire torti e ragioni, ma di facilitare la comunicazione tra le parti, aiutandole a trovare un accordo soddisfacente per entrambe. Il mediatore è una figura indipendente, imparziale e neutrale ed è esperto in tecniche di gestione dei conflitti. Pertanto, si tratta di un soggetto estraneo all’ambiente sportivo e agli organi interni o collegati al mondo dello sport, spesso troppo prossimi e coinvolti nelle vicende stesse.
In ambito sportivo, la relazione con “l’altro” (allenatore, compagno di squadra, avversario, società sportiva e così via) è estremamente importante ed il mediatore è in grado di riattivare il dialogo tra le parti e salvaguardare il rapporto non solo contrattuale ma soprattutto personale.
Diversamente da una competizione sportiva, la mediazione non è ispirata dallo schema “win-lose”, tipica delle azioni giudiziarie, bensì dalla logica “win-win”, che vuole entrambe le parti vincitrici alla conclusione della procedura.
© THINX Srl – Settembre 2024