L’attività quotidiana di un consulente brevettuale richiederebbe di chiarire i dubbi sollevati dai clienti, in modo da poter procedere con la massima serenità, alimentando un clima di fiducia reciproca.
Qui vorremmo affrontare alcuni dei dubbi che più spesso attanagliano chi si accinge, magari per la prima volta, a spiegare la propria invenzione ad un consulente brevettuale, affinché questi ne tragga una domanda di brevetto. In altre parole, questa è la fase in cui l’inventore deve svelare ad uno sconosciuto i risultati delle proprie fatiche, sapendo che tutto verrà scritto e pubblicato: una certa dose di inquietudine è quantomeno giustificata!
Le perplessità che gli inventori espongono più frequentemente in queste prime fasi sono riconducibili ad alcune domande: Fino che livello di dettaglio devo spiegare l’invenzione? Devo dire proprio tutto? Visto che la domanda di brevetto viene pubblicata, non è meglio se mi tengo qualche piccolo segreto, magari il cuore stesso dell’invenzione?
Le questioni che vengono poste in questo modo sono tutt’altro che banali e meritano una risposta che sia al tempo stesso soddisfacente e non troppo complessa dal punto di vista tecnico-giuridico.
Un buon punto di partenza per affrontare questo tema è quello di pensare che il brevetto è un contratto tra il titolare e la collettività: in cambio di un monopolio legale temporaneo per il suo sfruttamento economico, il titolare deve spiegare in modo chiaro l’invenzione. Più in particolare, la descrizione del brevetto deve consentire ad una persona esperta del settore (tipicamente ad un concorrente) di realizzare l’invenzione. In questo modo allo scadere del brevetto, quando cioè il titolare ha già avuto il proprio meritato guadagno, l’invenzione diventa di dominio pubblico e tutti possono liberamente realizzarla. Questo è ciò che costituisce il guadagno per la collettività.
Un esempio tipico per comprendere meglio il funzionamento di questo meccanismo è quello dei brevetti farmaceutici. L’idea base, esposta sopra, è che il titolare abbia un tempo sufficiente per poter vendere un farmaco in regime di monopolio. Questo tempo dovrebbe consentire non solo di ripagare i costi sostenuti per la ricerca necessaria a sviluppare il farmaco, ma anche per ottenere un equo guadagno. Successivamente, allo scadere del brevetto, il farmaco diventa di domino pubblico cosicché possano essere sviluppati i cosiddetti farmaci generici. In questo modo il sistema brevettuale mira ad ottenere un duplice obiettivo. Da un lato rende attrattiva l’attività di ricerca per lo sviluppo di nuovi farmaci e, d’altro lato, garantisce cure economiche grazie ai farmaci generici.
Alla luce di quanto sopra, dovrebbe dunque essere chiaro che una descrizione insufficiente o addirittura fuorviante, porta alla nullità del brevetto, perché così facendo il titolare non adempie ai propri doveri contrattuali nei confronti della collettività. La descrizione brevettuale deve dunque essere completa e veritiera.
Generalmente a questo punto sorge un altro dubbio, spesso alimentato da terribili precedenti riferiti da qualche conoscente: Ma se descrivo tutti i dettagli per filo e per segno, poi basta cambiare una virgola per uscire dal brevetto!
Anche questa è una questione interessante, ma… la affronteremo la prossima volta!
© THINX Srl – Marzo 2021