Eccoci alla seconda parte di un percorso tra i dubbi più frequenti per gli inventori che si trovano a dover spiegare la propria invenzione ad un consulente brevettuale, affinché questi ne tragga una domanda di brevetto.
Nello scorso articolo avevamo visto come, nonostante la comprensibile ritrosia, non sia possibile fornire una descrizione incompleta o addirittura fuorviante dell’invenzione, pena la nullità del brevetto.
La necessità di fornire una descrizione esauriente e veritiera porta spesso ad un altro dubbio: Ma se descrivo tutti i dettagli per filo e per segno, poi basta cambiare una virgola per uscire dal brevetto!
Per affrontare questo dubbio è utile chiarire meglio la struttura stessa del documento brevettuale; questo comprende un sommario, una descrizione, accompagnata spesso da disegni esplicativi, e una sezione conclusiva che contiene le cosiddette rivendicazioni.
Il sommario non ha un effettivo valore legale. Esso assolve, spesso assieme ad una figura significativa, lo scopo di indicare per sommi capi quale sia l’ambito tecnico dell’invenzione.
Le parti che invece contano realmente nel documento brevettuale sono la descrizione e i disegni, da un lato, e le rivendicazioni dall’altro lato. Tali parti però hanno ruoli ben distinti.
La descrizione e i disegni hanno come primo scopo quello di spiegare l’invenzione al lettore e, si potrebbe dire, devono essere il più dettagliati possibile. Oltre all’obbligo di legge di consentire ad una persona esperta di attuare l’invenzione, vi è anche un secondo motivo per cui descrizione e disegni devono essere particolareggiati. Essi forniscono l’unica riserva di caratteristiche tecniche alla quale si potrà attingere nel corso della procedura d’esame che condurrà all’eventuale concessione del brevetto. Poiché infatti non è possibile integrare descrizione e disegni, tutte le caratteristiche che non vi sono riportate sin dall’inizio non potranno essere usate in esame per differenziare l’invenzione da eventuali soluzioni note che le assomiglino, anche solo in modo fortuito. Statisticamente si può dire che le soluzioni note citate in esame possono cogliere alla sprovvista l’inventore. A volte sono molto più simili all’invenzione di quanto ci si potesse aspettare. Per questo motivo, al momento della redazione della domanda, è bene prepararsi una cospicua riserva di caratteristiche tecniche, anche se possono sembrare banali o scontate, perché potrebbero risultare preziose in un secondo tempo.
Tuttavia la tutela dell’invenzione non è definita dalla descrizione e dai disegni, ma dalle rivendicazioni. Esse dunque, in particolare quelle indipendenti, devono essere il più scarne possibile per mantenere ampia la tutela. Le rivendicazioni devono cioè elencare il minor numero di caratteristiche tecniche che consenta di definire l’invenzione e di differenziarla dalle soluzioni note. Ne consegue quindi che il grado di dettaglio con cui sono scritte le rivendicazioni dipende necessariamente da quanto è affollato il settore tecnico cui appartiene l’invenzione: più un ambito tecnico è affollato, più sarà necessario dettagliare la definizione dell’invenzione per distinguerla dalle molte soluzioni note che le somigliano.
In questo senso, se è vero che basta cambiare una virgola per uscire dal brevetto, allora possono essersi verificate due eventualità. La prima è che il settore dell’invenzione fosse estremamente affollato, richiedendo così un grado di dettaglio tale da consentire facili scappatoie. In questo caso naturalmente l’alternativa sarebbe stata quella di non ottenere affatto alcun brevetto. La seconda eventualità è che, semplicemente, la rivendicazione sia stata scritta male; del resto, come si dice, non tutte le ciambelle vengono col buco!
Da questo punto di vista però il ricorso ad un consulente brevettuale qualificato dovrebbe scongiurare questo tipo di problema.
© THINX Srl – Aprile 2021